lunedì 4 dicembre 2017

NEGHENTOPIA - Recensione su Convenzionali


Neghentopia_COP_DEF_filo-2-220x301.jpgdi Gabriele Ottaviani
PASSERO Ti fidi di lui?
LUCIUS Come no. Vuole uccidermi.
PASSERO Perché non l’ha fatto?
LUCIUS Non lo so. Forse sta pensando.
Neghentopia, Matteo Meschiari, Exorma. Illustrazioni – in un suggestivo e splendido bianco e nero dalla forte potenza evocativa – di Rocco Lombardi. È impossibile coniugare gli opposti, benché l’uno non esista né tantomeno abbia senso senza l’altro, che lo definisce. Ci sono cose che sono inconciliabili. Come l’acqua e l’olio. Il loro non sarà mai un vero amalgamarsi, nessuna soluzione è possibile, al massimo un’emulsione. La civiltà con tutte le sue regole e il lato selvatico dell’universo non possono collimare, il loro contatto genera conflitto, materia e antimateria, distopia. Come la realtà di un mondo che sta collassando su sé medesimo, fotografato come in un film del gruppo Dogma 95, dove il protagonista principale è un ragazzino. Un assassino. Ma lui non sa di esserlo. Meglio, se ne dimentica ogni volta. È l’unico testimone dell’umanità, che dal sangue è nata e nasce, e nel sangue senesce e muore. Lui e il suo passero vanno verso l’infinito, ma… Che la formazione di Meschiari sia antropologica balza immediatamente all’occhio: l’uomo è al centro, così come i riti, i legami, gli usi, i costumi, le abitudini, le coazioni a ripetere, le perversioni che lo contraddistinguono e definiscono e si riverberano nell’ambiente in cui esiste. Di straordinaria potenza, disturbante e magnifico, destabilizzante e potente. Fa riflettere.

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